Grazie all'aiuto di Sara Casasola, atleta del Team Servetto-Piumate-Beltrami TSA, vivremo da dentro il gruppo il Giro d'Italia Femminile e ci racconterà l'esperienza, le emozioni e le difficoltà di questa incredibile corsa
POLVERE E SALITE
Sabato 12 settembre - E' una bella giornata di sole a Civitella Paganico, in provincia di Grosseto, città che darà il via alla seconda tappa di questo Giro Rosa. Una frazione che si preannuncia spettacolare, tra colline, vigneti e strade bianche. Per partire con la giusta carica abbiamo fatto una bella colazione, inserendo anche del riso. Foto di rituale per la presentazione della squadra sul palco e subito dopo siamo andate in griglia per la partenza. Dopo i sette chilometri di trasferimento, partenza e via!
Subito alta velocità, si percepisce l'adrenalina delle atlete, la volontà di farsi vedere, di portare a casa un risultato. Il gruppo si spezza facilmente tra i saliscendi e le cicliste diventano dei piccoli puntini tra le curve della valle dell'Ombrone. Su e giù dritte verso i piedi del Monte Amiata, fino a quando la corsa non esplode. Letteralmente. Scatti e controscatti, si susseguono attacchi uno dietro l'altro a tal punto che diventa frenetico anche solo capire chi è davanti a tutte. E il gruppo, come un plotone in guerra, comincia a perdere inevitabilmente pezzi.
La corsa era già molto dura e stancante, ma doveva ancora venire il peggio. Quasi sei chilometri di sterrato, ma non quello battuto come alle Strade Bianche. No, uno sterrato molto più cattivo, più selvaggio, più impervio. E' una salita veramente dura, la soffro parecchio soprattutto negli ultimi chilometri. E la soffre anche la campionessa mondiale, che attacca e se ne va tutta sola con il suo classico rapportone che ogni altra atleta si sognerebbe anche solo di montare, ma mette il piede a terra anche lei. Si rialza, spinge la bici e poi riprende la sua cavalcata fino al traguardo. Un trionfo: vittoria e maglia rosa.
"E' una salita veramente dura, la soffro parecchio soprattutto negli ultimi chilometri"
Finalmente è finita, dopo oltre 4 ore di gara, strade bianche e la fatica dell'ultimo muro per arrivare nella bellissima cittadina di Arcidosso, il traguardo sembra un miraggio. Le mie compagne ed io siamo subito tornate in hotel, ci siamo fatte una doccia e dei massaggi assolutamente rigeneranti. Per ricaricare le nostre energie, poi, abbiamo cenato molto bene e, lo devo ammettere, è stata una cena bella abbondante! Adesso mi trovo in camera, sto sistemando le borse che per fare un po' di ordine e fra un po' ne approfitto per fare dello stretching.
Finito tutto ciò, credo proprio che andrò a dormire per ritrovare le forze per la tappa di domani, il terzo giorno di questo Giro! Buonanotte
LA SALITA DEI SANTI
Domenica 13 settembre - Se il buongiorno si vede dal mattino, allora oggi sarà davvero una gran bella giornata! La routine della giornata comincia ad essere sempre quella, anche se siamo solo alla terza tappa di questo Giro Rosa. Una buona colazione abbondante per fare il pieno di energie, poi subito in macchina per il trasferimento di un'oretta per giungere alla partenza, dove la cornice suggestiva di Santa Fiora, uno dei borghi più belli d'Italia, la fa da padrona.
L'acqua cristallina del Fiora ti trasmette dolcezza ma allo stesso tempo vivacità, come quella che si preannuncia in questa frazione. Oggi sarà una tappa un po' più lunga di ieri, oltre 140 chilometri ancora molto mossi, con qualche salita corta e un finale tutto all'insù per arrivare nella bellissima Assisi.
I primi chilometri, seppur in continuo saliscendi, sono trascorsi senza troppi scossoni, forse anche perchè dopo gli sforzi di ieri qualcuna ha pensato di levare il piede dall'acceleratore. Il gruppo comunque viaggia compatto, sospinto da un vento che sembra voler accompagnare impaziente le atlete sulla rampa finale. Quasi due chilometri all'otto per cento...ci sarà da soffrire!
Man mano che i chilometri al traguardo diminuiscono la tensione sale, così come la velocità del gruppo, che allungato sulla sede stradale procede imperterrito verso Assisi. Le migliori se ne vanno, un ritmo pazzesco, quasi insostenibile. Lo sprint è vinto dalla cannibale Marianne Vos, che arriva stremata sotto il traguardo come tutte le altre atlete. Lo strappo era veramente molto duro anche se fortunatamente non troppo lungo. Una strada stretta che non ha risparmiato nessuna, poche centinaia di metri tutte in apnea. Nella città di San Francesco e Santa Chiara, chissà se qualche ciclista li ha davvero visti in cima alla salita! Magari speravano in una piccola spinta, un aiuto che non avrebbe fatto male a nessuno, per terminare quell'agonia in una totale assenza di pubblico. Forse questo silenzio rende ancora più bella e misteriosa questa città, si sentono solo gli applausi degli addetti al lavoro e i respiri corti e affannosi delle cicliste.
"Lo strappo era veramente molto duro, anche se fortunatamente non troppo lungo"
Subito dopo l'arrivo, il solito trasferimento per arrivare in albergo, dove mi trovo al momento. Tra poco andrò a fare i massaggi, appuntamento fisso di ogni dopo tappa, dopodiché cena in hotel per ricaricare il corpo e finalmente il meritato riposo. Ci risentiamo domani, buonanotte!
PIETRA DOPO PIETRA
Lunedì 14 settembre - Quest'oggi si riparte esattamente dove ci siamo lasciati ieri. Assisi, con la basilica di San Francesco, le strette vie in cui la luce del sole nemmeno si presenta, le dolci colline della Valle Umbra a farne da contorno. Quella in programma oggi è una tappa bella lunghetta, la più lunga nella storia del Giro femminile. Ben 170 chilometri con parecchie salite, anche se brevi e non troppo ripide.
Il gruppo prosegue senza troppi scossoni diritto verso Tivoli, sperando vanamente di riposarsi tra le sue ville romane, la Villa d'Este, quella Adriana e quella Gregoriana. A 90 chilometri dall'arrivo se ne vanno in due, la Bujak e la Banks. Il gruppo lascia fare e procede regolare, mentre le due là davanti vanno di buona lena.
La gara si infiamma negli ultimi chilometri, quando si comincia ad intravedere arroccata sul colle l'ex città romana. Una salita impegnativa, quasi 3 chilometri all'otto percento medio. Ritmi altissimi, grande bagarre per stare davanti, ho cercato di rimanere lì con le migliori fino alla fine, ma poi purtroppo mi sono staccata. Le ultime centinaia di metri sono veramente toste, il ciottolato di Tivoli mette a dura prova le nostre gambe, ognuna cerca di evitarle passando per lo stretto marciapiede che dà un po' di sollievo. Lo fa anche la maglia rosa Annemiek Van Vleuten, che nell'ultimo chilometro se ne va tutta sola e arriva al traguardo alzando le braccia al cielo, forse ignara del fatto che un minuto prima erano già arrivate la Banks e subito dopo la Bujak. Pietra dopo pietra, una pedalata dopo l'altra, tra le vie strette ed impervie del centro cittadino, finalmente i tetti delle case si aprono, il sole fa la sua comparsa e l'arrivo ormai è lì, a poche decine di metri.
Pietra dopo pietra tra le vie strette ed impervie del centro cittadino, finalmente l'arrivo è lì, a poche decine di metri
Come se non bastasse questa tappa infinita, dopo l'arrivo siamo salite in macchina e abbiamo raggiunto l'hotel dopo un'ora e mezza. Solita routine di ogni tappa, con massaggi e poi cena. Domani forse sarà la prima tappa per le ruote veloci e si potrà risparmiare qualche energia...forse!
TRA MARE E MONTAGNA
Martedì 15 settembre - Siamo già arrivate alla quinta tappa, la prima si può dire relativamente tranquilla. Un lungo circuito che ci farà tornare a Terracina dopo 110 chilometri tra mare e montagna. Ai nastri di partenza il mare si vede e si sente nell'aria, mentre le montagne si vedono in lontananza ma ancora non si sentono, nelle gambe.
Alla partenza il mare si vede e si sente, le montagne invece si vedono ma ancora non si sentono
Avvio tranquillo altimetricamente, ma molto veloce per quanto riguarda l'andatura. All'altezza di Sperlonga, tra una salitella e un'altra, finalmente si vede il mare. Si respira aria di estate, il sole si specchia sul Tirreno ed illumina l'orizzonte. Verrebbe voglia di fermarsi e fare un tuffo, ma le cicliste in gara, talmente veloci sono, non riescono nemmeno a godersi il paesaggio offerto.
E dal golfo di Gaeta, brusca virata per lasciare il mare e cominciare la salita. E' vero, non è dura, ma è lunga 13 chilometri e comunque sempre di salita si tratta. Il gruppo continua nella sua folle andatura e inevitabilmente il gruppo perde pezzi. Per fortuna riesco a rimanere nel gruppi delle migliori e ci buttiamo subito a capofitto nella lunga discesa.
Nell'ultima difficoltà altimetrica scatta la Longo Borghini, il gruppo si spezza in due ma nel tratto finale pianeggiante si ricompatta: sarà volata. Vince la solita Vos, io arrivo nelle retrovie del gruppo delle migliori.
E come ogni giorno, dopo la gara ci si trasferisce: oggi è stato bello lungo, da Terracina a Napoli, dove domani (precisamente da Torre del Greco) partirà la sesta tappa di questo Giro Rosa. A domani!
PERICOLO DIETRO L'ANGOLO
Mercoledì 16 settembre - Torre del Greco, Napoli. Sempre più a Sud, sempre più vicine alla conclusione di questo Giro Rosa. Di fianco allo splendido mare del Golfo di Napoli si staglia imponente ma silenzioso il Vesuvio. Nessuno osa avvicinarsi, tanto meno il gruppo che oggi circumnavigherà il vulcano per tutta la tappa. Una frazione, oggi, corta, di soli 87 chilometri con qualche salita né troppo lunga né eccessivamente pendente.
Ancora una volta, partenza e subito ritmo molto alto. Diversi tentativi di fuga, in molte vogliono evadere dal gruppo, qualcuna per farsi vedere e altre invece per cullare il sogno di una vittoria al Giro. Perché è vero, l'arrivo di Nola non sembra spaventare le donne di classifica, ma il pericolo è sempre dietro l'angolo e bisogna rimanere sempre concentrati, come ha detto la maglia rosa Van Vleuten.
Il gruppo però non rimane certo a guardare passivo e prende le salite di giornata di gran lena. Un ritmo che fa male a molte atlete, si staccano alla spicciolata e la velocità media di giornata tentenna a diminuire. Sulla seconda giornata asperità altimetrica davanti si continua a menare forte, e a causa di un problemino, mi sono staccata proprio sul finale.
Dopo la lunga discesa, finalmente un po' di pianura che ci conduce sul rettilineo d'arrivo. Qualche ciclista ci prova da lontano, qualcuna senza troppa convinzione, o forse senza le gambe necessarie per fare la differenza. Differenza che invece riesce a fare la giovane russa Novolodskaia, che parte tutta sola e riesce a guadagnare fino a 30 secondi dal gruppo. Purtroppo, come detto, il pericolo è dietro l'angolo, è lì che ti aspetta da tempo. Un piccolo errore, una curva presa male, e il sogno di vincere la tappa per la russa si infrange sull'asfalto sporco della strada.
Il pericolo è sempre in agguato dietro l'angolo, è lì che ti aspetta. E la russa Novolodskaia lo ha capito purtroppo sulla sua pelle
Alla fine io sono arrivata con un piccolo gruppetto ad un paio di minuti dal plotone principale, senza correre troppi rischi. Essendo stata breve questa tappa, abbiamo avuto più tempo per riposare e stare tranquille in albergo. Anche perché adesso bisogna tirare fuori le ultime energie per affrontare le prossime tre tappe. Le ultime.
NUMERO SULLA SCHIENA
Giovedì 17 settembre - Siamo ormai giunte alla settima tappa di questa corsa rosa. Una frazione sulla carta da Nola a Maddaloni non troppo difficile che apre l'ultimo weekend del Giro. Come ogni mattina, prima della partenza e della presentazione delle squadre sul palco, ognuna di noi attacca il numero sulla maglia. Per molti può essere solo un gesto ripetitivo, ma invece ha un significato particolare per ognuna di noi. Significa che siamo ancora in gara, che nonostante tutte le difficoltà ce la possiamo ancora giocare, che ogni sacrificio fatto al momento è stato ripagato. Insomma, alzarsi la mattina e attaccare il numero sulla schiena è una soddisfazione per tutte noi.
Alzarsi la mattina e attaccare il numero sulla schiena è una soddisfazione per tutte noi.
A differenza degli altri giorni, la tappa è iniziata molto tranquilla, il gruppo è rimasto compatto e le ragazze in testa non hanno impresso un ritmo molto alto. Sarebbe stato perfetto se fossimo arrivate al traguardo così. E invece, d'un tratto il gruppo si risveglia da questo "intorpidimento" e davanti cominciano a scattare diverse atlete. Molti tira e molla, c'è chi fa l'elastico su e giù davanti al gruppo molto allungato, siamo tutte in fila indiana. Alla fine, riescono ad evadere per la loro gioia (e anche per la nostra!) cinque ragazze, a cui però non viene mai lasciato prendere troppo margine.
Avvicinandoci a Maddaloni, passiamo sotto lo striscione del traguardo. Me la ricordavo più lunga questa tappa, e infatti quello era solamente l'inizio del circuito da compiere due volte. Un circuito tosto, con una salita abbastanza impegnativa e un tratto in ciottolato proprio in vista del traguardo. Nel primo giro sono riuscita a rimanere attaccata al gruppo delle migliori, mentre sulla seconda salita ho perso contatto dalle prime, e ho trovato compagnia e aiuto in un piccolo gruppetto, con il quale sono arrivata all'arrivo. E' stato davvero un finale impegnativo per me.
Proprio a poche decina di metri dall'arrivo scorgo una maglia rosa sulla sinistra, vicino alle transenne. All'inizio non pensavo fosse lei, ma guardandola attentamente è proprio Annemiek Van Vleuten. Non ha un bell'aspetto, è rimasta coinvolta nella caduta di poco prima che ha visto rovinare a terra anche Vos e Spratt. Purtroppo diagnosi impietosa per lei: polso ko, addio Maglia Rosa e sogno Mondiale. Domani mattina noi attaccheremo di nuovo il numero sulla schiena. Qualcun'altra, invece, purtroppo no.
ARIA DIVERSA
Venerdì 18 settembre - Stamattina, alla partenza dell'ottava tappa, il sole già splende in cielo e riscalda la carovana del Giro, come tutti gli altri giorni. Una corsa rosa, per ora, baciata dal sole e dal caldo: è vero che abbiamo attraversato il Centro e il Mezzogiorno, ma bisogna anche dire che siamo a settembre e non si sa mai che aria tiri. Nella piccola cittadina foggiana Castelnuovo della Daunia oggi si respira un'aria diversa. Alla presentazione le atlete sono sempre meno, le squadre ormai ridotte in ciò che rimane e soprattutto la maglia rosa ha cambiato padrone. Il Giro si è riaperto improvvisamente, ma non nel modo in cui speravamo.
Alla partenza si respira un'aria diversa. Il Giro si è riaperto improvvisamente, ma non nel modo in cui speravamo.
Partenza e via, affrontiamo un lungo tratto di discesa e la velocità del gruppo diventa molto sostenuta. Una difficoltà maggiore è rappresentata dal forte vento che soffia sulla corsa: il gruppo si allunga in fila indiana. Inevitabilmente, l'aria che tira forte spezza il plotone in più tronconi. All'inizio rimango nel primo assieme alle migliori, ma poi mi stacco e mi accodo per fortuna ad un gruppo bello robusto. Riusciamo finalmente a rientrare in testa alla corsa poco prima del finale veramente impegnativo. Quasi sei chilometri all'otto per cento, ma soprattutto, i 3 chilometri iniziali hanno una pendenza media del 12,5%. Affronto la salita con il mio passo, anche perchè seguire quello delle migliori sarebbe stato impossibile. Davanti l'assenza di Annemiek si fa sentire e cominciano subito gli scatti. Se ne vanno Longo Borghini e Van der Breggen: alla prima va la tappa, alla seconda la maglia rosa. L'aria che tira sarà anche diversa, ma sempre olandese è!
Domani nona ed ultima tappa di questo Giro Rosa, con un circuito da ripetere 4 volte con le salite di Montecorvino e Volturno. Sarà dura, ma l'aria che tira sembra positiva.
ULTIMO GIRO
Sabato 19 settembre - Siamo giunte alla conclusione. La "Sedia del Diavolo", così viene denominata la Torre di Motta Montecorvino, padroneggia da lassù la piccola cittadina dell'Appenino Dauno e osserva attentamente la carovana rosa mentre si prepara per la nona tappa. Una tappa impegnativa, che prevede un circuito di 10 chilometri circa da ripetere 4 volte con due salite ciascuno, una verso l'arrivo e una in direzione Volturno. E' l'ultima tappa di questo Giro Rosa, l'ultimo giro su questa splendida giostra.
E' l'ultima tappa di questo Giro Rosa, l'ultimo giro su questa splendida giostra.
E' l'ultima occasione per mettersi in mostra, per trasformare in realtà quel sogno cullato da giorni, forse mesi: vincere una tappa al Giro d'Italia. Mentre il gruppo mantiene un ritmo non troppo sostenuto, davanti se ne vanno diverse ragazze. Le lasciano andare, non preoccupano dal punto di vista della classifica generale, e decidono di regalar loro una piccola ma grande soddisfazione.
Al terzo passaggio sotto lo striscione dell'arrivo risuona la campana. Ci avvisa che manca davvero poco, è l'ultimo giro. Sono abbastanza stanca, in più la fatica delle altre 8 tappe si fa sentire nelle gambe. Rimango con il gruppo il più a lungo possibile, poi sull'ultima salita, dove il plotone si spezza, mi stacco e decido di salire con il mio ritmo.
Là davanti, invece, le atlete in fuga si giocano la vittoria di tappa. Sarebbe il sogno di tutte, ma solo una la spunta: è la giovane francese Evita Muzic. Più indietro, invece, qualche scatto velleitario e non troppo convinto, con Anna Van der Breggen che così festeggia il suo terzo Giro Rosa. "Se ci fosse stata la Van Vleuten, non l'avrebbe vinto", qualcuno dice al traguardo. Ma con i se e con i ma non si fa la storia. Questo è lo sport, questo è il ciclismo.
Ringraziamo Sara Casasola per la sua totale disponibilità e le facciamo ancora una volta i complimenti per il bellissimo Giro Rosa che ha portato a termine.
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