Un'emozione indescrivibile indossare il tricolore - Intervista a Bryan Olivo
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"Un'emozione indescrivibile indossare il tricolore" - Intervista a Bryan Olivo

Intervista al giovane ragazzo di Cimpello della DP66 e dell'U.C. Pordenone che poche settimane fa ha vinto il campionato italiano di ciclocross tra gli Juniores


Domenica 10 gennaio 2021, terza ed ultima giornata dei Campionati italiani di ciclocross. I primi a darsi battaglia su un terreno reso viscido e umido dalla pioggia che si abbattuta al Parco Belloluogo di Lecce la notte precedente sono gli Juniores. Tra di loro, in prima fila, c'è un concentrato Bryan Olivo con la sua maglia azzurra della DP66 che risalta in quella mattinata uggiosa.

All'ultimo giro succede di tutto: nel gruppetto di testa tutti mettono il piede a terra tranne Bryan, che rimane da solo al comando e scappa via. Dopo qualche minuto di trepidante attesa, in prossimità del traguardo appare un ragazzo incredulo, con le mani giunte sopra al casco e una maschera di fango dietro alla quale si intravede l'emozione di aver vinto la gara più importante della stagione. Gli occhi lucidi sul gradino più alto del podio e la mano sul petto vestito del tricolore è l'immagine più bella che Bryan potesse regalare ai tanti tifosi presenti purtroppo a distanza.


Bryan, partiamo proprio da qui. Raccontaci un po' di quella magnifica giornata ai Campionati italiani.

Se devo essere sincero, fin dalla mattina mi sentivo già bene. L'ho capito perché la sveglia era alle 5.50 anche se correvamo alle 9.00 e di solito non sono uno che si sveglia tanto bene quando le sveglie sono così anticipate, però quel giorno sì. Appena arrivato in campo gara, ho fatto un giro del percorso per capire com'era diventato dopo la pioggia caduta durante la notte. Sul momento non è che mi piacesse tanto, in quanto si poteva piegare tantissimo la bici visto che il terreno in profondità era duro e sopra invece c'era un piccolo strato di acqua e quindi non si poteva fare tanta selezione. Arrivati in griglia, ero ancora molto tranquillo, poi siamo partiti e subito dopo due curve ho capito che il percorso era cambiato: si stava iniziando ad asciugare e quindi ho dovuto cambiare il mio stile di guida.

Dopo la prima metà di giro sono caduto in quanto le mie mani sono scivolate dal manubrio, ma sono prontamente risalito in bici, recuperato posizioni e da quel momento in poi sono sempre stato lì con i migliori. All'inizio dell'ultimo giro sono caduti Paletti, Agostinacchio e Masciarelli e lì ho capito che era giunto il momento di attaccare. Le gambe mi tremavano perché avevo troppa voglia di vincere e non volevo sbagliare...e poi finalmente ho visto l'arrivo! Non riesco ancora a trovare le parole per descrivere quanta emozione provassi in quel momento, me lo sono goduto al massimo. Sul gradino più alto del podio è stato bellissimo tornare ad indossare la maglia di campione italiano dopo vari anni. Un'emozione che mi mancava troppo.

Una maglia che ha un valore ancora più importante se pensiamo che arrivavi da un momento duro causa infezione al Covid. Chi ti ha aiutato in questo periodo di sconforto?

Vero, l'infezione al Covid-19 non è stato facilissimo superarla, anche perché i risultati non arrivavano ed ero molto demoralizzato. Devo ammettere che m ha aiutato moltissimo la mia famiglia, mio fratello, il mio preparatore Alessio Mattiussi che mi spronava ogni giorno per tirare fuori il meglio di me e poi senza dubbio la DP66 e Daniele Pontoni. Certamente la gara vinta a Sant'Elpidio cinque giorni prima dell'italiano è stata una bella botta di autostima anche per come avevo vinto e mi ha ridato la consapevolezza di poter vincere il tricolore.

Scorso week-end ti abbiamo visto inaugurare la tua maglia tricolore proprio qui in Friuli a Variano sul percorso disegnato da Daniele Pontoni. Qual è la forza di questa squadra, la DP66, che per il terzo anno consecutivo è campione d'Italia?

Sicuramente c'è un gruppo molto affiatato da parte di noi atleti e devo dire che tra di noi ci troviamo veramente bene. E poi c'è tutto lo staff senza al quale non potremmo mai correre, gli sponsor che ci forniscono il meglio e poi come non si può non nominare Daniele Pontoni, un grande mentore per me e per tutti noi atleti della DP66.

Pochi giorni fa è arrivata la notizia della cancellazione dei Mondiali di ciclocross per le categorie Juniores. Cosa ne pensi a riguardo? Sei d'accordo con questa decisione?

E' davvero un peccato perché in queste ultime settimane mi sentivo davvero bene ed avrei potuto fare una bella figura secondo me ai Campionati del Mondo di Ostenda. Sinceramente non sono proprio d'accordo con questa scelta in particolare perché è una scelta determinata dalla mancanza dei risultati. Mi spiego meglio: secondo me il comitato belga ha deciso di non organizzare i Mondiali Juniores dato che i loro corridori non avrebbero potuto vincere visto che quest'anno non hanno mai corso, e organizzandoli in casa non sarebbe stato il massimo vedere un atleta di un'altra nazionalità vincerlo.

Un tuo punta di forza e un tuo lato, invece, dove devi migliorare per quanto riguarda il ciclocross.

Un mio punto di forza per quel che riguarda il ciclocross credo sia il saper guidare bene e avere molta tecnica in sella alla bicicletta. Un lato invece in cui devo migliorare è il salto degli ostacoli.

In questi ultimi anni si parla tanto dei vantaggi che la multidisciplinarietà può dare ai ciclisti e abbiamo sempre più esempi di questo. Sei d'accordo? Qual è la disciplina che ti piace di più e perché?

Sì sono molto d'accordo con questa tua affermazione perché se andiamo a vedere i professionisti che vincono adesso sono tutti atleti che hanno fatto varie specialità. Basta citarne due: Wout Van Aert, che viene dal cross, e Geraint Thomas, che viene dalla pista.

La specialità che mi piace di più è il ciclocross, non so sinceramente il perché ma fin da piccolo mi ispirava e mi piaceva tantissimo. Probabilmente potrebbe essere perché mi piace far fatica e nel ciclocross, si sa, ne devi far molta.

A proposito di multidisciplina, l'anno scorso con il quintetto friulano hai vinto il titolo nazionale su pista oltre ad aver ottenuto ottime prestazioni su strada. Insomma, vai forte su strada, in pista e ciclocross. Come fai a gestire tutte queste discipline? Diventa stressante oppure stimolante?

Innanzitutto devi essere seguito molto bene da un preparatore e poi alla base di tutto ci sta il divertimento che non deve mancare mai, altrimenti le cose che fai iniziano a pesarti. Dal mio punto di vista è molto stimolante fare tre discipline soprattutto perché mi permette di mettermi sempre in gioco e io devo dire che sono un ragazzo molto competitivo.

Qual è il o la ciclista a cui fai riferimento o che ti piace di più?

Penso sia proprio Mathieu Van Der Poel, non perché va forte, vince e basta, ma perché si vede che mette il cuore in ogni cosa che fa e, aspetto ancora più importante, lo fa divertendosi.

Quali sono i tuoi obiettivi per questo 2021, sperando ovviamente di vivere una stagione quanto più normale possibile?

Ad inizio anno mi concentrerò molto sulla pista visto che i Mondiali sono ad aprile (si terranno al Cairo dal 5 al 9 aprile, ndr) e poi ci sono troppi appuntamenti a cui punto. Per riassumere dico che vorrei andar forte tutto l'anno, ahah! Però, ecco, una cosa a cui punto molto quest'anno e in cui voglio migliorarmi ulteriormente sono le cronometro.

Quali sono i tuoi luoghi e le tue salite preferiti in cui ami allenarti qui in Friuli?

Diciamo che conoscendo solo la parte ovest del Friuli, per intenderci fino a Sella Chianzutan, e abitando in pianura - mi ci vuole un po' per fare una bella salita purtroppo -, un'ascesa che mi piace tanto in Friuli è il Piancavallo dal versante di Barcis. Secondo me in estate è qualcosa di veramente spettacolare!


Ringraziamo Bryan Olivo per la sua disponibilità e gli auguriamo una stagione (speriamo normale) ricca di soddisfazioni, certi di rivederlo trionfare più e più volte e di farci divertire come suo solito!

 
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