"Amo il fango e la pioggia" - Intervista a Sara Casasola
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"Amo il fango e la pioggia" - Intervista a Sara Casasola

L'atleta di Majano della DP66 Giant SMP e della Servetto-Piumate-Beltrami TSA si racconta a Furlan Cycling a pochi giorni dalla fine della stagione di ciclocross, che l'ha vista trionfare diverse volte e ottenere altri importanti piazzamenti. Un riassunto della sua stagione, parlando anche del movimento ciclocrossistico in generale, e uno sguardo al 2020 per quanto riguarda la strada e la mountain bike.

Cominciamo innanzitutto dal ciclocross. Com'è andata la stagione appena conclusa? Tracceresti un bilancio positivo?

La mia stagione di ciclocross quest'anno è andata bene, sono contenta di essere riuscita a portare a casa qualche successo e di aver avuto l'opportunità di gareggiare anche in corse internazionali di alto livello e per questo ringrazio la mia squadra, la DP66 Giant SMP, e la nazionale. Nel complesso ci sono stati tanti alti e bassi, però diciamo che posso essere felice per come si è concluso l'anno.

Qual è la gara che ti è piaciuta di più? E la tua vittoria più bella?

La gara che più mi è piaciuta è stata la tappa di Coppa del mondo a Hoogerheide, in Olanda. E' stata veramente una bella giornata, il percorso mi piaceva davvero molto e stavo anche bene quel giorno. Dopodiché mi ha emozionato particolarmente anche la gara di Jesolo, il tracciato mi si addiceva parecchio ed è stato bello concludere con un bel risultato nella corsa di casa indossando la maglia rosa. Questa è stata sicuramente una delle vittorie più belle della stagione, insieme a quella dell'Internazionale di Brugherio.

A Osoppo, nella quinta tappa del Giro d'Italia ciclocross, purtroppo sei stata costretta ad abbandonare la gara. Quanto ti è dispiaciuto? Soprattutto perchè correvi in casa...

La giornata di Osoppo è stata penso una delle più difficili e deludenti della stagione, non solo perché correvo vicino casa mia, ma anche perché con quel ritiro ho perso la possibilità di difendere la maglia rosa al Giro d'Italia. Purtroppo sono cose che capitano, sono felice di aver poi risolto i problemi fisici avuti. Il dispiacere di aver abbandonato la corsa c'è stato ed è stato grande, tuttavia nessuno mi ha fatto pesare questa cosa, anzi in moltissimi mi sono stati vicino aiutandomi a superare quel momento.

© Foto di Alessandro Di Donato

Raccontaci un po' del tuo mondiale e di quel bellissimo ottavo posto.

La stagione si è conclusa molto bene con il buon ottavo posto ottenuto al mondiale a Dübendorf, speravo di riuscire ad entrare nelle prime dieci ed è stato bellissimo arrivare fin lì. È stata una grande soddisfazione e sono molto felice del risultato, nonostante sia stata una delle corse più dure di tutto l'anno. Nonostante le previsioni, il percorso si è rivelato duro ed è stato reso molto pesante dalla pioggia, costringendoci a correre a piedi in molti tratti.

Il movimento italiano di ciclocross negli ultimi anni è stato protagonista di una grande espansione, soprattutto tra i più giovani. Però appena si corre in gare internazionali più o meno in ogni categoria si fatica ad ottenere dei buoni risultati. Secondo te cosa si dovrebbe fare per ridurre questo gap?

Il divario che si nota nelle corse all'estero sembra molto importante, tuttavia bisogna considerare il fatto che si gareggia contro dei veri e propri "mostri sacri" e che, soprattutto nelle annate che vanno dagli Juniores al primo anno degli Under 23, questo divario si allarga poichè all'estero molti ragazzi hanno già mollato gli studi mentre in Italia (giustamente) si continua a studiare almeno fino alla quinta superiore. Dopodiché abbiamo comunque molti ragazzi/e di spicco in Italia e ritengo che i numeri ci siano, ci vuole solo un po' di pazienza e forse anche un pizzico di fortuna. Infine, secondo me, sta al singolo atleta insieme alla squadra e con l'aiuto della nazionale cercare di migliorare sempre più, facendo esperienza nelle corse all'estero e lavorando con costanza.

Ultimamente abbiamo visto molti campioni affermarsi su strada venendo dal mondo del ciclocross o della mountain bike. Quanto incide per te la multidisciplinarietà ad oggi nel ciclismo?

Secondo me la mutidisciplinarietà è fondamentale per la crescita e la maturazione di un atleta. Ogni disciplina è in grado di insegnare qualcosa di importante, dalla mountain bike alla strada passando per il ciclocross e la pista. Dunque ritengo sia giusto che già dalle categorie giovanili si cominci a praticare un po' tutte le specialità, senza troppa esasperazione e togliendo un po' l'occhio critico che spesso si vede verso le discipline "diverse". Il bagaglio vario che si crea facendo un po' di tutto è importantissimo e penso che praticare il ciclismo in modi differenti accresca ancora più la passione, la curiosità e il divertimento, dalle categorie minori fino a quelle professionistiche.

© Foto di Tornanti.cc

Cosa ti piace di più del ciclocross? Ami il fango oppure preferisci le gare un po’ più “asciutte”?

Del ciclocross prediligo decisamente le gare bagnate, mi piace moltissimo correre col fango, la pioggia, scivolare cercando di controllare la bici e fare molti tratti a piedi. Ritengo sia molto più divertente rispetto alle corse asciutte e veloci, che non mi si addicono particolarmente.


Qual è il tuo o la tua ciclista che prendi come punto di riferimento? Perché?

Sinceramente non ho degli idoli veri e propri, ci sono molti ciclisti che stimo e ammiro per la grinta e la dedizione che mettono in ciò che fanno. Il mio punto di riferimento principale in questo ambiente è Daniele Pontoni, che non è solamente un atleta stimatissimo per ciò che ha raggiunto. Per me rappresenta più un "maestro" che mi ha insegnato moltissimo sia dal lato sportivo che dal lato umano, a lui devo davvero tanto. Inoltre ha una passione per il ciclismo a dir poco immensa, che riesce a trasmettere ai più giovani in un modo tutto suo.

Cosa ti aspetti in questo 2020 per quanto riguarda la stagione su strada? Quali sono i tuoi obiettivi?

Nel 2020 correrò ancora per la Servetto-Piumate-Beltrami TSA e sinceramente spero di fare ancora molta esperienza su strada. Infatti fino a un paio di anni fa ero nuova in questo ambiente, piano piano sto imparando ma c'è ancora molto da lavorare. Inoltre spero di poter correre anche un pochino in mtb, cercando di fare il meglio possibile.

Il Friuli è davvero un posto magnifico per andare in bicicletta. Quali sono i luoghi e le salite dove sei solita andare ad allenarti?

Noi friulani siamo davvero fortunati ad avere un territorio del genere per pedalare, ci sono posti fantastici dove allenarsi in ogni zona del Friuli. Le aree in cui vado più spesso sono quella del gemonese e del sandanielese, fino a Cornino e verso Tolmezzo, oppure andando verso Clauzetto, San Francesco e avanti così. Le salite che faccio solitamente sono il Monte Prat, il Cjanet e il Cuarnan, oppure Sella Chianzutan, anche se a volte è bello cambiare spostandosi magari verso la zona del cividalese o altrove. Ci sono ancora moltissimi posti che devo esplorare, anche se il nostro Friuli sembra così piccolino.


Ringraziamo Sara Casasola per la sua disponibilità e le auguriamo una bellissima stagione ricca di soddisfazioni!

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